Pubblichiamo di seguito un interessante articolo redatto dalla collega Angela Caruso, quale responsabile dello “Osservatorio Corte e.d.u, Corte costituzionale e Cote di cassazione” di questa Camera penale.
Si tratta di uno spunto critico assolutamente pertinente ed approfondito su un tema che diventerà presto fondamentale per chiunque voglia approcciarsi in maniera completa alla giurisdizione penale: che succede quando la Corte e.d.u. dichiara unfair un procedimento? Come il giudice nazionale deve uniformarsi alla decisione? Deve annullare la pronuncia ovvero rifare il processo? E che succede se rifiuta di uniformarsi? Può la decisione essere oggetto di una nuova pronuncia censoria da parte del Giudice di Strasburgo?
Ebbene, la decisione in commento – che è la sentenza Corte E.d.u., Grande Chambre, Moreira Ferreira vs Portugal, ric. n. 19867/12, 11 luglio 2017 – piuttosto che dare certezze, ci getta in una condizione di ulteriore dubbio (quasi di sconforto): la Corte, a fronte del fatto che il giudice portoghese aveva rigettato la richiesta di revisione, sbalorditivamente, afferma che la decisione nuovamente impugnata, non possa considerarsi unfiar!!!
Ovviamente, le ragioni della decisione – e soprattutto, le critiche a cui la stessa vene sottoposta dalla collega nello scritto che troverete allegato – le potrete cogliere leggendo l’articolo.
Ma non può che prendersi atto del fatto che si stia vivendo una stagione storica: il confronto-scontro e la auspicata integrazione dei modelli decisori di common law con quali di civil law.
Il contributo di tutti i giuristi, in questa prospettiva, dunque, appare assolutamente indispensabile.