La Camera Penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria in visita ai detenuti presso l’Istituto penitenziario di “Arghillà”- Reggio Calabria, nell’ambito dell’iniziativa “Ferragosto in carcere” promossa dall’Unione Camere Penali Italiane

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La Camera Penale di Reggio Calabria “G. Sardiello”, anche quest’anno,  ha aderito all’iniziativa, non in maniera formalistica, per ripetere un vuoto rituale, ma in maniera sostanziale, con l’intento di risultare effettivo veicolo di comunicazione fra il Carcere e le Istituzioni – essendo compito dell’Avvocatura quello di essere il tutore dei diritti individuali dei cittadini, il loro portavoce nei confronti delle Istituzioni, quali sentinelle della legalità, sostenendo ed affiancando i ristretti nelle loro battaglie per l’affermazione dei fondamentali diritti umani – sia che si trovino ad affrontare un processo penale, ristretti in carcere in attesa del giudizio, sia  che si trovino in espiazione di una pena definitivamente comminata.

La visita autorizzata dal DAP su espressa istanza del Presidente della Camera Penale di Reggio Calabria, avv. Pasquale Foti,  si è svolta il 13 agosto scorso con la guida nei vari reparti dell’Istituto da parte del Direttore dell’Istituto, Dott. Tessitore, insieme al Comandante della Polizia Penitenziaria, Maria Alessi e ad alcuni Ispettori di Polizia Penitenziaria. I predetti che hanno accolto con molta cordialità e disponibilità il gruppo di visitatori composto dal Magistrato di Sorveglianza, dott.ssa Daniela Tortorella,  dai rappresentanti della Camera Penale di Reggio Calabria, composta dal Presidente, Avv. Pasquale Foti, dalla Coordinatrice Osservatorio Carceri, Avv. Giovanna Beatrice Araniti, dai componenti del direttivo, Avv. Emanuele Genovese (Vice Presidente), Avv. Donatella Nucera, Avv. Antonino Curatola, Avv. Francesco Siclari; Avv. Maria Teresa Pratticò (coordinatrice Osservatorio Gratuito Patrocinio), dall’ Avv. Giancarlo Liberati e dall’Avv. Antonio Tripodi. Alla componente giuridica si sono uniti inoltre il Responsabile dell’Area educativa,  Dott. Speranza, e la Garante cittadina per i Diritti dei Detenuti,  Avv. Giovanna Francesca  Russo, insieme alla componente del suo Ufficio, l’Avv. Maria Antonia Belgio.

La visita in carcere, l’ingresso all’interno dei reparti detentivi, il vivere da vicino una realtà inimmaginabile, fatta di una  sorta di dualismo, in cui c’è la faccia del dolore e della sofferenza, maggiormente amplificata dal particolare momento pandemico vissuto, ma anche quella della speranza, manifestata dai detenuti attraverso le loro parole, i loro sfoghi, i loro colorati graffiti sui muri, le loro creazioni artigianali, il loro impegno, attraverso le attività trattamentali, lo studio, lo sport, il volontariato, sia pur con i limiti di  questo particolare periodo storico, quello della solidarietà fra soggetti infermi, con le difficoltà dovute all’incontro dentro il carcere fra soggetti di diversa provenienza e cultura, che si trovano forzatamente a convivere e condividere spazi e quotidianità.

L’istituto è occupato attualmente da quasi 400 detenuti.

La visita è stata occasione di confronto, anche sulla base degli stimoli provenienti dai colloqui con i detenuti, sulle condizioni di vita degli stessi, sulle garanzie e sui diritti ad essi riservati, sugli strumenti a disposizione dell’istituto per la realizzazione effettiva e sostanziale del fine rieducativo della pena.

Se piuttosto rilevanti appaiono i passi in avanti fatti dall’Istituto di Arghillà in termini di condizioni di vita generali, ancora diversi ed importanti appaiono gli interventi che risultano necessari, sebbene diversi di essi in itinere.

La lacuna più rilevante risultata dalle doglianze poste dai detenuti rispetto alle condizioni di vita cercerarie è risultata quella afferente l’area sanitaria in tutte le sue componenti.

Manca il personale, del tutto insufficiente rispetto al numero dei detenuti, le poche ore settimanali dedicate ai numerosi detenuti (circa 400) comportano lungaggini nelle prenotazioni anche di visite urgenti.

Secondo quanto rappresentato dai detenuti, è presente in Istituto un solo medico generico due volte la settimana, per poche ore, il dentista solo il lunedì, previa prenotazione con numero di prenotazioni limitate; tempo esiguo per 400 detenuti, ed ancora più carente è la gestione delle problematiche psichiatriche e depressive, dovendosi il sanitario occupare anche delle cartelle cliniche e dei nuovi giunti.

Problematica anche la gestione delle urgenze, non essendovi una figura sanitaria stabilmente presente in Istituto anche nelle ore notturne.

Occorrerebbe implementare il personale sanitario, compreso quello psichiatrico, anche se la Direzione ha spiegato di aver scritto ripetutamente all’ASP, da cui dipende la gestione del personale sanitario, ma ad oggi la situazione è rimasta immutata.

I rappresentanti dell’avvocatura penalista reggina hanno offerto il loro aiuto al Direttore dell’Istituto al fine di sensibilizzare i vertici dell’ASP nonché i professionisti reggini a svolgere attività sanitaria su base volontaria all’interno della struttura carceraria come avviene in qualche altro Istituto Italiano, ove il volontariato da parte degli Ordini professionali dei Medici viene svolto per ragioni umanitarie, senza necessità di effettuarlo in altri Paesi, anche all’interno delle nostre carceri nei confronti dei soggetti più deboli, date le carenze Istituzionali, acuitesi con la gestione sanitaria delle carceri da parte delle ASP,  ed i problemi di budget che non consentono soluzioni immediate, a danno dei ristretti.

Precaria, dunque, la situazione sanitaria, pur avendo, l’Istituto, gestito in maniera encomiabile il protocollo preventivo durante la pandemia, contenendo i contagi ed evitando il diffondersi del Covid, con le opportune precauzioni.

Per i detenuti si è creata l’ulteriore occasione per segnalare le proprie istanze al Magistrato di Sorveglianza, in specie in tema di liberazione anticipata. Anche su tale tema vi è stato ulteriore confronto in ragione delle oggettive difficoltà dovute alla carenza di organico dell’Ufficio di Sorveglianza ed al ritardo nella trasmissione delle informazioni, auspicando che l’annunciata implementazione di organico, che andrà adeguatamente formato, possa portare alla celere valutazione nei prossimi mesi di tutte le istanze pendenti.

I componenti della Camera Penale hanno inoltre segnalato, dinanzi ad alcune considerazioni espresse da alcuni detenuti per reati ostativi, , la necessità che l’Area Educativa si adegui agli ultimi provvedimenti giurisprudenziali riguardanti il 4 bis O.P., senza alcuna preclusione nella valutazione delle istanze riguardanti misure alternative sulla base del mero titolo di reato, ma aiutando  concretamente il Magistrato nella decisione, abiurando schemi ormai superati dall’evoluzione  giurisprudenziale in materia, e fornendo gli indici necessari per poter valutare il cambiamento della persona, alla luce della funzione rieducativa della pena, per qualsiasi tipologia di reato.

Il Direttore, cui il gruppo in visita ha riconosciuto la profusione di un importante impegno nel tentativo di migliorare il più possibile le condizioni di vita dell’Istituto, con un discorso scabro e sincero, ha spiegato le difficoltà concrete dell’Amministrazione, conosciute anche dall’Ufficio del Garante che, allo stato, non consentono di poter operare nell’immediatezza alcune migliorie,  come si vorrebbe, ma ha anche rassicurato i detenuti e la delegazione della Camera sulla circostanza che anche la Direzione avrebbe lottato, percorrendo tutte le vie istituzionali, per l’affermazione dei diritti basilari.

La rappresentanza della Camera Penale e l’Ufficio del Garante si sono impegnati a dare il proprio ausilio su tali battaglie di civiltà.

Ancora una volta l’incontro tra i diversi Operatori nel settore è stato indubbiamente proficuo e costruttivo, consentendo una individuazione diretta ed in contraddittorio delle problematiche all’interno dell’Istituto Penitenziario di Arghillà, di cogliere diverse prospettive, di avere un confronto diretto sulle stesse, di soppesare  possibili iniziative tese a migliorare le condizioni detentive, col coinvolgimento degli stessi detenuti, nonché ad implementare, con le risorse disponibili,  la formazione ed il trattamento, dovendo sempre porre al centro del sistema il recupero dell’individuo, operando sinergicamente insieme per raggiungere l’obiettivo.


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