Si è registrato un inusitato attacco da parte della Gazzetta del Sud di alcuni giorni fa nei confronti del collegio difensivo del processo Black money, pendente innanzi al Tribunale Collegiale di Vibo Valentia.
Si ricorderà che, nei giorni scorsi, i difensori avevano rappresentato al Tribunale la proprie intenzioni di avanzare istanza di remissione del processo; e così avevano fatto depositando ritualmente il relativo ricorso. Dal testo del ricorso emergevano le ragioni per le quali si è inteso sostenere che le condizioni ambientali maturate nella città di Vibo Valentia non erano idonee al fine di consentire una regolare e serena celebrazione del giudizio. Ovviamente il tutto era fondato anche sulla resocontazione mediatica che del processo era stata fornita della stampa, soprattutto in relazione a quanto verificatosi nel corso di una precedente udienza (quella del 10 ottobre scorso).
Nell’articolo, che troverete in allegato alla presente, tuttavia, il giornalista ha ritenuto di considerare una legittima istanza avanzata dai difensori addirittura come una sorta di strumentalizzazione dell’attività svolta dagli organi d’informazione. Ma soprattutto, ciò che è più grave, ha ritenuto addirittura che ciò fosse frutto di una subdola attività strumentale a realizzare logiche consonanti rispetto a strategie mafiose.
Rinviamo al testo dell’articolo per chiunque voglia comprendere il tenore delle affermazioni ed anche i riferimenti operati con le stesse. Basta in questa sede riportare, la chiosa per vere contezza di ciò: “ma non si potrà non ravvisare che ancora una volta la strategia della mafia ha avuto la meglio sullo Stato”
Tuttavia, ciò che si intende rappresentare in questa sede è che certamente i giornalisti svolgono il loro lavoro per come ritengono di dover fare; e questo è certamente insindacabile.
Ma altrettanto fanno i difensori! E ciò lo è altrettanto.
E non è possibile ritenere che sol perché le linee tenute dai difensori vadano a confliggere con quelle della stampa si debba operare un proditorio e gratuito attacco nei confronti degli stessi affermando addirittura che svolgerebbero una funzione strumentale rispetto a logiche di mafia.
Si tratta di affermazioni assolutamente inaccettabili e che sono ancora una volta del tutto ingiuriose rispetto alla assoluta onorabilità della professione forense che viene svolta quotidianamente, con enormi difficoltà, nel nostro territorio.
Ovviamente, della questione sono stati investiti tutti gli organi regionali che a breve assumeranno le iniziative del caso.